Diario di un inadeguato – ovvero Mumble Mumble atto II
Un racconto in due tempi, di tono tragicomico. Due attori in un camerino, che discutono di uno spettacolo da farsi. Un narratore ed un maieuta, che cercano di comporre una struttura da idee, fatti e personaggi tratti dalla propria esperienza. Con l’esigenza di esprimersi, di continuare a scavare nel proprio vissuto, da una parte; e dall’altra la voglia di mettersi in gioco, di scommettere con una posta alta. Al centro, l’ansia e la preoccupazione per un’opera seconda, spauracchio inesorabile, ostacolo inevitabile per chiunque abbia l’esigenza di esporre un’emozione artistica.
Da questa struttura al quadrato, che mette in scena uno spettacolo e il suo farsi, si estraggono due storie intime, due pagine dal diario privato, sofferto e sarcastico, di un uomo inadeguato all’amore e alla morte, e quindi alla vita.
Ecco quindi il Diario di un inadeguato.
Sul filo della memoria del protagonista, prendono vita sulla scena due storie, strettamente intrecciate in un impasto bizzarro di leggerezza e sentimento, umorismo e dolore, sotto il segno del grottesco. La prima è il racconto di una giornata pazza e irripetibile, che spalanca al renitente protagonista le porte dell’amore, così come non l’ha mai desiderato, praticato, vissuto. La seconda è l’esposizione, vibrata e ironica, di un desiderio di autoannientamento, il corteggiamento ostinato e certosinamente programmato alla più ineffabile delle figure femminili, la Morte. Eros e thanatos, come sempre, pulsioni di vita e pulsioni di morte: la morte dell’amore e l’amore per la morte. Fatti, idee e situazioni che si intrecciano e capovolgono gli esiti, in una rincorsa di dolore e sarcasmo, felicità e panico, sotto il segno di un umorismo sempre più acre e nero. Progressivamente prende corpo un ironico e paradossale romanzo di formazione, a cui l’ispirazione diaristica toglie il filtro dell’elaborazione e porta in primo piano le paure di ogni individuo senziente: quella di crescere, di confrontarsi, di essere o non essere all’altezza. Un gioco di specchi che scava nella profondità di un’anima, ne porta alla luce alcuni sentimenti ed emozioni universali e si conclude nel modo necessario alla commedia della vita: la consapevolezza di se stessi.
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